A tale scopo riprendo ciò che avevo scritto nell’introduzione del mio Manuale di Grafologia edito dalla Bruno editore: “Per la sua praticità la grafologia è oggi impiegata nelle consulenze familiari, professionali e attitudinali, nell’individuazione di problematiche e disagi in età evolutiva e nell’ambito clinico, quale strumento di supporto e indagine nei casi di devianza, tendenza a delinquere, destrutturazione della personalità, disintegrazione comportamentale dovuta a patologie come alcolismo, squilibri psichici ecc.
È impiegata soprattutto in ambito giudiziario dove molti periti ogni giorno fanno uso di specifiche metodologie di comparazione per stabilire la paternità di uno scritto, sia esso un documento autografo, un titolo, una firma, un testamento olografo o una lettera anonima”[1].
Le metodologie peritali giudiziarie, ovvero il modo di svolgere, strutturare e redarre una perizia grafologica traggono origine dalle teorie scientifiche delle varie scuole. Molto diffusa è la metodologia italiana di Girolamo Moretti, ma larga applicazione trovano anche le metodologie francesi e quella marchesaniana, quest’ultima in particolare per i suoi studi statistici applicati in grafometria.
E’ opportuno però sottolineare che chi si occupa di grafologia peritale applica una pluralità di metodi che talvolta confluiscono e si integrano uno con l’altro. Questo dipende dalla natura del quesito e dallo studio che deve essere condotto sui campioni di scrittura da verificare.
Personalmente mi è capitato di applicare il metodo morettiano all’analisi peritale di una serie di firme contestate che però dovevano essere osservate anche dal punto di vista della tensione e della motricità grafica. E a questo scopo sono stati utilissimi gli indirizzi peritali forniti da Rudolf Pophal.
E’ però necessario che all’interno della relazione grafica, il perito grafologo o il consulente tecnico (sia d’ufficio che di parte) illustrino con chiarezza a quale metodologia si rifanno e con quali criteri vengono fatte le osservazioni sulle scritture.
[1] Amico Giuseppe, “Grafologia – Analizzare i Segni della Scrittura per Comprendere Personalità e Attitudini”, pag. 11, Bruno Editore Roma 2010.